|
|
| La pay tv non ha interesse alcuno a difendere l'immagine del tifoso da stadio, questo è pacifico. Certamente la violenza, come fenomeno di massa, è preesistente. In Italia, però, invece di far rispettare la legge - mancano forse leggi e leggine ad hoc? Abbiamo l'apparato legislativo più ponderoso del mondo! - si preferisce indirizzare la rabbia della pubblica opinione su chiunque vada allo stadio. Perché fa comodo a chi con il calcio ha da guadagnarci. Perché fa comodo a chi governa senza saperlo fare.
Gli agenti di pubblica sicurezza rispondono soltanto agli ordini, che eseguono senza sgarrare. Un pacifico cittadino che si reca allo stadio senza fare del male a nessuno e senza l'intento di provocare disordini non rischia certo le busse da parte della polizia o dei carabinieri.
Occorre un contrasto serio a fenomeni di questo genere, ma è chiaro che se li si alimenta ad arte non esiste margine per sconfiggerli. Apparati di legge a parte, serve anche una vasta opera di prevenzione, ivi compresa la responsabilizzazione piena delle società. Queste ultime devono, a mio avviso, essere obbligate a rilevare gli impianti di gioco - tutti di proprietà pubblica o quasi, in Italia - e dotarsi di servizio d'ordine da usare durante le partite.
In Gran Bretagna esistono le tv satellitari e via cavo ben prima che prendessero piede da noi, ma la violenza non è più un problema per il calcio. Leggi rigorose, ma soprattutto severamente applicate senza deroghe né remore, hanno sconfitto il fenomeno hooligans, tanto che recarsi allo stadio (privo di rete di protezione tra tribune e campo da gioco) è a conti fatti una piacevole occupazione del fine settimana.
|
| |