| I concorsi pubblici, specie quelli banditi dagli enti locali, sono spesso truffaldini.
In troppi casi il concorso è un pro forma, utilizzato soltanto per coprire l'assunzione già decisa a tavolino di una persona paraculata coll'ente.
I concorsi di questo tipo, non facilissimi da sgamare, dal punto di vista formale paiono ineccepibilmente organizzati: c'è un calendario delle prove, ogni comunicazione agli iscritti è puntuale e precisa, la commissione esaminatrice è zelante....
Poi si scoprono le magagne ed i sotterfugi. Commissione? Amici, o amici degli amici: spesso, persone che collaborano già col comune (magari consulenti tecnici), che possono decidere se recitare il loro ruolo nella farsa oppure essere "imbarcati" dall'ente il giorno dopo. Presidente di commissione? Di solito il direttore generale dell'ente, che essendo alle dirette dipendenze dell'amministrazione non può garantire imparzialità: eseguirà gli ordini e asseconderà il volere e le intenzioni di chi gli sgancia i dindi. Esaminati? Beh, qui è facile: c'è già il candidato che conosce in anticipo le soluzioni a quiz, domande scritte più difficili (di solito, la seconda prova) e domande della prova orale... E anche se non le conosce, pazienza: chi verificherà mai la correttezza delle procedure usate dalla commissione per correggere le prove scritte?
Ogni tanto qualche candidato trombato (ma finito comunque in graduatoria) trova risposte convincenti ai propri sospetti e ricorre al TAR. Graduatoria sub judice, forse le prove andranno ripetute. S'è scoperto, chissà come, che il vincitore ufficiale del concorso lavorava già per l'ente, magari con contrattini part-time o forme di collaborazione destinate poi a diventare definitive.
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