| Per moltissimi studenti italiani si approssima il momento topico dell'esame di maturità, un vero spauracchio dopo la riforma di qualche anno or sono: valutazione in centesimi, debiti e crediti che incidono pesantemente sul voto finale, test impestati e multidisciplinari. Ma è una circostanza praticamente unica nella vita di un essere umano, e bisogna affrontarla con la giusta dose d'impegno e di fatalismo.
Esiste di peggio: ora che non esistono più gli esami di riparazione, prima di fuggire verso gli affollati lidi vacanzieri lo studente ha solo una certezza. La certezza di non doversi affannare sui libri tutta l'estate (i compiti delle vacanze sono un pro forma), perché o è promosso (con tutti i debiti del caso) o segato all'istante, tertium non datur. Le vie di mezzo sono state abolite, con grande sollievo soprattutto degli insegnanti, l'unica categoria al mondo a poter fruire di 3 mesi filati di ferie (pagate) all'anno.
I promossi esultano, magari tirando qualche moccolo per via di debiti formativi arbitrariamente ed ingiustamente assegnatigli. I bocciati? C'è chi la prende con filosofia, c'è chi teme la reazione dei genitori e c'è chi ci sta male prendendo la bocciatura per un dramma.
In Sicilia un 15enne è morto, stroncato da un probabile infarto, dopo che si era recato dal prof che gli dava ripetizioni per annunciargli la bella notizia. Pare che trai due sia anche scoppiato un alterco: non lo sapremo mai. Il fatto è che l'imberbe studentello è imploso per una bocciatura a scuola, non ci sono dubbi. E' una vera tragedia: una vita stroncata sul nascere. I genitori vogliono andare a fondo nella faccenda, subodorando la malafede degli insegnanti: "Il ragazzo era vivace, non un somaro: loro non l'hanno mai capito...". Succede di non essere compresi, e finanche di essere presi di mira da prof politicizzati; in questo caso, più che gli insegnanti mi pare abbia inciso l'intero sistema-scuola, che da sempre - esponendo i risultati scolastici a caratteri cubitali su pubblici muri - riserva ai malcapitati che non ce la fanno una specie di gogna.
Altra tragedia, in Veneto una giovanissima studentessa, appresa la bocciatura, sale sullo scooter e fugge dal luogo della vergogna. Forse troppo gas e troppa rabbia e delusione addosso, una curva presa male e le ragazza si schianta contro un autotreno. Addirittura si parla di atto premeditato, ergo di suicidio. Non ci posso credere, non può essere vero.
Due morti per bocciatura. Non erano abbastanza forti da reggere quello che è, volenti o non volenti, uno dei tanti momenti-verità per un adolescente qualunque. Ripensando alla rabbia che ho provato di fronte a quel "RIPARA: LETTERATURA ITALIANA" nell'ultimo anno "utile" per gli esami di settembre, quasi mi vergogno per la mia furibonda reazione.. Anche se era giustificata, dopo un anno di vessazioni assurde da parte di due troie, una delle quali la prof di italiano appunto: la mia materia preferita da sempre, quella in cui - fino al ginnasio - ero sempre stato trai primi...
Ora metto a confronto il mio stato d'animo di allora con quello dei due studentelli morti per bocciatura l'altro giorno, e rifletto. Si può morire di scuola?
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