L'attore statunitense David Carradine, 72 anni, è stato trovato morto ieri in un albergo di Bangkok, capitale della Thailandia dove stava girando un film. Figlio del caratterista newyorkese John Carradine, vedette di B-movie e serie televisive dagli anni trenta agli ottanta del secolo scorso, l'ex star di "Kung fu" e più recentemente di "Kill Bill" si sarebbe tolta la vita: il suo corpo, secondo quanto riferito dall'ambasciata USA, è stato rinvenuto appeso alla corda di una tenda nell'armadio della sua stanza. Il decesso risalirebbe alla notte tra mercoledì e giovedì.
Nato a Hollywood l'8 dicembre del 1936, figlio e fratello d'arte (Bruce, Keith e Robert gli altri: lui era il secondogenito), John Arthur Carradine - questo il suo nome anagrafico - divenne famoso nei primissimi anni Settanta nel personaggio di Kwai Chang Caine, protagonista della notissima series "Kung fu" e divenuto presto un cult. Carradine, esperto di arti marziali e appassionato di filosofie orientali anche nella vita reale (maestro di Tai chi e Qi Gong), interpretava un monaco shaolin alle prese con le storture della società, in mezzo a vicende curiosamente immerse in una tipica ambientazione western. Ci fu anche uno sfortunato sequel negli anni Novanta, con un Caine ormai invecchiato e vestito quasi da santone di periferia, impegnato a risolvere i casi più intricati del figlio poliziotto in una grande metropoli.
La carriera di questo singolare frequentatore degli schermi hollywoodiani, peraltro, ricalcò in buona parte quella del padre, dipanandosi fra più di duecento tra film di serie B - spesso a metà tra l'avventuroso e il ridanciano - e telefilm più o meno riusciti. In pochi lo ricordano, ma prima di tornare prepotentemente alla ribalta nei due episodi (2003-2004) del cult-movie del genere pulp "Kill Bill" (stavolta come "cattivo") David Carradine ricoprì ruoli decisamente più impegnati. Lo vollero con sé, tra gli altri, registi di primissimo piano come Martin Scorsese in "America 1929 - Sterminateli senza pietà" (1972), e Ingmar Bergman, in "Questa terra è la mia terra" (1976) e "L'Uovo del serpente" (1977). Nel 1980 recitò come protagonista in un film per il piccolo schermo dedicato alla vita e alla figura del pittore impressionista francese Paul Gauguin.
La sua morte ha lasciato di stucco amici e conoscenti. Non risulta, infatti, che l'attore soffrisse di patologie gravi, nonostante i ben noti problemi di alcolismo. La sorpresa e il doloroso sconforto per un suicidio tanto inspiegabile si riassume nelle parole del manager personale, Chuck Binder: «La fine di David è e tristissima - ha detto -. Sono sotto choc. Era un uomo così pieno di vita, sempre desideroso di lavorare. Una grande persona».