CITAZIONE
Anche io tante cose me le sentivo , tante brutte cose che si sono avverete nonostante i tentativi di prevenirle.
In qualche modo, sono convinto, non abbiamo il libero arbitrio e le nostre vite è come se fossero scritte ..
Cosa rimane allora? Assecondare il destino? Combatterlo?
Noi schiavi del destino, condannati all'illusione del libero arbitrio? Se così fosse, anzi se ci credessi, non sarei più qui a parlarne...
Non esiste che ci si debba rassegnare ad un presunto destino, ad una serie di eventi riguardanti la nostra vita e già preordinati, assecondando la veridicità dell'immagine mitologica delle Parche che filano e tessono l'altrui esistenza.
Il filo del presunto destino, qualora non aggradi al legittimo proprietario (ovvero, NOI), può sempre essere spezzato o riavvolto in altra maniera. La matassa dell'umana esistenza possiamo dipanarla eccome.
Faccio un esempio
paucis verbis..
Nel 2003 ero uno studente inconcludente e mesto. A giugno dello stesso anno ho iniziato il servizio civile, cominciando a realizzare che potevo gestire un ufficio - e forse un settore - della P.A. molto meglio di due dirigenti messi insieme. Ho anche realizzato che essere schiavizzato non mi piace, che i leccapiedi sono subumani di quart'ordine e che presunti potentati e loro tirapiedi non riescono a mettermi i piedi in testa ed a farmi fare ciò che non voglio.
Ad aprile del 2004, finita la ferma, pur essendo ancora uno studente inconcludente ed anche un po' più stagionato di prima, ne sapevo più di prima e ho cominciato a dare concorsi.
Il 2005 l'ho trascorso tra abulìa e depressione (non ufficiale) per una serie di circostanze aberranti e fuori dalla realtà. A settembre dello stesso anno ho trovato lavoro, quando ormai disperavo di trovarne soltanto mezzo.
Ora ho pure un'auto di proprietà.
Dal 2003 ad oggi è cambiato qualcosa? Sì. Sono sempre lo stesso cazzone inconcludente (terribile lo stallo nella carriera universitaria), però ho un lavoro ed un'automobile che soltanto nel 2005 (estate compresa) potevo solo sognarmi di notte.
Da seguace inveterato della
legge di Murphy (aspettarsi sempre il peggio da ogni situazione, ma anche
non rompere il cazzo a Jack Murphy ), non oso sbilanciarmi sul futuro. Non è che abbia ingranato col lavoro, però sto cominciando a far capolino da sotto la coltre di sabbia in cui m'ero cacciato.
Ottimismo no, ma realismo ponderato sì.
Edited by Cavia Cobaya - 3/4/2006, 20:23